Confesso che quando l'ho aperto sono rimasto un po' deluso esclamando: Ah, ma non è un fumetto!
Già dal formato piccolo sembrava un bigino... così, scoraggiato, ho iniziato a leggere l'unica parte scritta, in piccolo, nelle ultime pagine: un'intervista all'autore.
Devo dire che le parole dell'artista mi hanno aperto gli occhi e mi sono molto ricreduto sulla mia impressione iniziale. Si cita la fotografia e la capacità paradossale, tramite il fermo di un'immagine, di raccontare una storia! Si cita anche il jazz per l'improvvisazione che l'artista deve saper mettere in un quadro affinché dai colori (qui solo due) possa emergere un messaggio celato.
Allora ho iniziato a sfogliare le immagini, come se seguissi il percorso di una mostra o il racconto di una vita e tutti questi volti, questi paesaggi, mi hanno raccontato tante storie, forse troppe, per cui qualcuna l'ho persa e credo che per questo lo rileggerò più volte perché anche se l'immagine non cambia, è il pensiero nascosto che ne scaturisce guardandola che sarà ogni volta diverso.
A questo punto mi piace anche il formato piccolo, pratico sia da portarsi dietro che da lasciare sul comodino, per viaggiare con la mente, stando comodamente seduti o sdraiati, lasciandosi accarezzare da queste pennellate di nero.
SMACK